La costruzione di macchine capaci di autoapprendimento costituisce una novità del rapporto tra soggetto e oggetto della regolazione. L’internet of things prefigura un ambiente nel quale le azioni intelligenti costituiscano esse stesse un proprio ambito soggettivo, una entità capace di prendere decisioni autonome, prodotte nella relazione di molteplici nodi decisionali, essi stessi autonomi. Soggetti non umani: non la capacità (di intendere e volere), ma l’agentività sarebbe il dato nuovo da rilevare.
Agentività, soggettività, decisione autonoma sono gli elementi con i quali si costruisce una teoria della soggettività intesa come attitudine alla condotta incalcolabile. Nessun sistema di controllo può essere più lento del sistema che controlla. Regolare una condotta imprevedibile e così veloce da essere sostanzialmente autoapplicativa con il solo strumento della responsabilità ex post risulta inefficiente. Tracciabilità, osservabilità, giustificabilità (i tre momenti dell’accountability) costituiscono un nuovo modello partecipativo di regolazione: non una unità centrale (la giurisdizione) che distribuisce lecito ed illecito mediante i giudizi di responsabilità; ma un’articolata rete di interventi (progettisti, certificatori, associazioni di consumatori e produttori, media, ricercatori, giudici) che coopera costruendo la struttura produttiva il meno dannosa possibile verso esiti socialmente desiderabili.