Le parole chiave “Impatti Antropici” e “Sostenibilità”, che ne determinano l’acronimo, sono l’estrema sintesi di una nuova disciplina, la scienza della sostenibilità (sustainability science), che nel progetto e nel percorso dell’Istituto deve essere declinata all’ambiente marino, e che in questi ultimi anni sta delineando il suo paradigma scientifico integrando aspetti ambientali, economici e sociali in una innovativa prospettiva di relazione tra uomo e sistemi naturali, economici, sociali ed istituzionali nei quali esso vive.In questo contesto IAS ha l’opportunità di sviluppare una scienza in grado di integrare le diverse discipline che lo rappresentano (Chimica ambientale, Ecotossicologia, Ecologia marina, Oceanografia operativa, Modellistica ecologica e molecolare, Tecnologie innovative per il monitoraggio, Biocorrosione e Biodeterioramento; Cambiamenti globali sugli ecosistemi) al fine di mitigare i complessi impatti antropici che insistono sull’ecosistema marino favorendo uno sfruttamento sostenibile ed accrescere la consapevolezza di una reale sostenibilità nelle future scelte di produzione e consumo legate a questo fondamentale sistema ambientale. Oggi il mare e i suoi fondali costituiscono un campo d’indagine e di studio di grande rilevanza scientifica non solo per il presente, ma soprattutto per il futuro, in cui il ruolo dell’oceano diventerà sempre più determinante per le condizioni di crescita e di sviluppo dell’intera umanità.Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità che 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs). Uno degli Obiettivi inclusi in Agenda è “La vita sott’acqua” che pone l’attenzione sulla necessità di “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. Nel 2017, su iniziativa della Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC), è stato istituito un piano di durata decennale (2021-2030) dedicato alle scienze marine, alla protezione degli oceani e allo sviluppo socio-economico in armonia con gli equilibri ambientali (Decade of Ocean Science for Sustainable Development).La proclamazione del decennio delle scienze oceaniche sarà il naturale substrato sul quale impostare le diverse strategie di ricerca di IAS per migliorare la gestione delle risorse degli oceani e delle zone costiere. Perché il mare, oltre ad essere il più grande ecosistema del pianeta, è anche una grande risorsa economica, specialmente per il nostro paese. Come evidenziato da un recente report del WWF, se il Mar Mediterraneo fosse un’economia a sé stante sarebbe la quinta potenza dell’area mediterranea. Il Mare Nostrum è un bene che vale 5.600 miliardi di dollari ed è in grado di generare, nonostante occupi solo l’1% della superfice mondiale degli oceani, un prodotto marino lordo (il PIL degli oceani) pari a 450 miliardi (il 20% di quello mondiale).Il Mediterraneo è un crocevia strategico per la storia, l’economia e la cultura dell’Europa, del Medio Oriente e dei paesi del Nord Africa. Molteplici interessi ed economie dipendono dalle sue risorse. Dal 2017, l’iniziativa BLUEMED (Research and Innovation Initiative for Blue Jobs and Growth in the Mediterranean Area) è formalmente attiva (www.bluemed-initiative.eu). Queste iniziative internazionali sottolineano quanto sia di fondamentale importanza proteggere l’ambiente marino e quanto sia prospettica la principale missione di IAS dedicata al settore emergente degli impatti antropici e della sostenibilità nel nuovo scenario marino del CNR.
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